Pubblicato il 19/11/2018 - Ultima revisione 19/11/2018


Intervista a Katia Anna Trombetti, ideatrice dello spettacolo 'Di sesso femminile' in programma al Teatro Artemisio

Lo spettacolo è ad ingresso libero

FondArC





Per la giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne, quest'anno si svolgerà al Teatro Artemisio-Volonté lo spettacolo "Di sesso femminile". Se abbiamo già dato in un precedente articolo le info necessarie, la parola è passata ora a Katia Anna Trombetti, ideatrice dello spettacolo stesso, che ci ha raccontato l'idea e la realizzazione di questo interessante lavoro.

Katia Anna Trombetti, ci racconta un po’ come nasce lo spettacolo teatrale “Di sesso femminile”?

Qualche anno fa, un’amica mi chiese di tenere un laboratorio con conseguente spettacolo teatrale, tutto al femminile. L’idea non mi sembrava particolarmente stimolante, anzi la trovai decisamente riduttiva e parziale. Perché parlare di donne se i due generi convivono da sempre? Lasciai quasi immediatamente quel pensiero fino a quando, esattamente un anno fa, una ragazza che conoscevo appena, una danzatrice di professione, venne a trovarmi per chiedermi un parere su un lavoro al quale avrebbe dovuto partecipare. Parlammo a lungo e ci rivedemmo ancora per il puro piacere di conversare, tempo nel quale ci raccontammo molto di noi stesse e pur essendo piuttosto giovane ritrovavo in lei le medesime domande che appartengono ad ogni donna. Lei partì per quel suo progetto ed io cominciai a pensare che avrei potuto riprenderla quell’idea suggeritami diverso tempo prima, perché c’erano così tante cose da dire sull’argomento. Forse ogni cosa ha il suo momento allora, semplicemente non ero pronta.

Tante donne, ma soprattutto tanti temi di stringente attualità toccati: come si è passati dall’idea alla realizzazione?

Che strane le idee, vivono di vita propria come la luce delle stelle, per anni non si accorgono che esisti e poi ti assalgono con un fulgore che sembra essere stato sempre stato lì. Nell’attimo stesso in cui ho pensato che forse avrei potuto dire qualcosa, ogni momento di ogni giorno mi sono venute incontro immagini, storie personali o storie provenienti da terre lontane, tragedie, sopraffazioni, o ancora, racconti raccolti nel tempo dalle amiche con le quali da sempre mi confronto e poi libri, poesie, lettere d’amore, musica. E’ stato come scoprire di possedere una collezione immateriale che abitava la stanza della mia esistenza. Scrivevo tutto, prendevo appunti su fogli occasionali per non perdere le idee. Ho dovuto solo selezionare, eliminare, scegliere, sottrarre. Ad una ad una, ho chiesto alle donne che vedrete avvicendarsi sul palco, cominciando dalla danzatrice, se avessero voluto far parte di un progetto che le riguardava in quanto donne. Amiche e conoscenti, alcune mai salite su un palcoscenico, altre professioniste di rilievo, note ben oltre il nostro territorio; ho pregato un’amica di girare un breve video, ad un’altra ho chiesto di ricoprire il ruolo di tecnico e di documentare il percorso con la fotografia, ad un’altra ancora di fermare con le sue foto le immagini dello spettacolo per esserne la memoria, ad una di riaprire la sua sartoria teatrale mettendo in moto un meccanismo di competenze impossibile da elencare qui. Tutte, senza esclusione alcuna, sebbene inizialmente titubanti, mi hanno risposto di sì. Così come mi hanno risposto “sì” i miei compagni di viaggio di sesso maschile: artisti, poeti, videomaker, scenografi. Mi presento sempre allo stesso modo: "Ciao sono Katia “vengo in pace e senza soldi”, vuoi lavorare ad un progetto con me?". Il passo successivo è stato la ricerca dei contatti: le richieste di uno spazio per la costruzione dello spettacolo al dirigente dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Cesare Battisti”; gli incontri con l’Assessore alla Cultura, con la Commissione Pari Opportunità e con il Direttore Artistico della Fondazione Arte e Cultura di Velletri. Insomma un lavoro incessante e pieno di ostacoli ma che privilegio avere accanto persone meravigliose e sensibili con le quali camminare per arrivare insieme ad incontrare il pubblico, farlo sedere e raccontargli una storia.

A suo avviso la settimana per l’eliminazione della violenza contro le donne sta diventando sempre più radicata nell’opinione pubblica?

Non è una domanda alla quale so rispondere, bisognerebbe avere i dati di uno studio di settore ma non ne sono in possesso, posso solo affermare con certezza che i mezzi per informarsi non mancano e sono facilmente accessibili a tutti. Certamente se ne dovrebbe parlare in famiglia, tanto per cominciare e poi a scuola, molto a scuola, di ogni ordine e grado e fare assemblee negli Istituti Superiori e nei Licei e nelle Università per far conoscere l’argomento e la dimensione del problema, elaborare riflessioni e confrontarsi.

Quanto è importante la sensibilizzazione e a chi, a suo avviso, si dovrebbe rivolgere principalmente?

D’impatto potrei dire che è molto importante, è la risposta più facile e quella alla quale credo di più, sebbene anche in questo caso ho una sorta di deformazione professionale. Ho insegnato per quaranta anni ed è stato un meraviglioso lavoro dove l’imperativo è stato svolgere al meglio il compito, perché non sai quali saranno i frutti che darà quell’albero, sai solo che devi piantare un seme ed innaffiarlo per farlo crescere sano e rigoglioso. Si, è molto importante e lo è per tutti.

La città di Velletri offre un programma di tutto rispetto, con iniziative che coprono tutti i giorni della settimana. Un commento sulla programmazione?

La risposta è già nella sua domanda. Grazie a lei, grazie a tutti.